L'ora della carità

30,00 CHF
SKU: 373
Silvia Sartorio
Anno
2007
ISBN
978-88-8281-205-8
 Torna a: L'Officina

 

 

Il vescovo Jelmini, la Chiesa ticinese e i rifugiati (1943-1946).

Presentazione di mons. Pier Giacomo Grampa.
Prefazione di Fabrizio Panzera.

Formato 18x25, 304 pp. con illustrazioni in b/n.


Autunno 1943, migliaia di perseguitati del regime nazifascista in fuga dall'Italia cercano rifugio nella vicina e neutrale Svizzera.
Come si comportarono le autorità religiose della Svizzera Italiana in questo frangente storico?
Quale fu il ruolo svolto dai cattolici del Canton Ticino nei confronti delle migliaia di profughi italiani?
Questi sono gli interrogativi dai quali ha preso vita lo studio dell'ampia documentazione conservata nell'Archivio storico diocesano a Lugano, attraverso la quale emerge un'importante azione svolta, negli anni 1943-1946, da parte della Chiesa ticinese e dei suoi rappresentanti, nelle varie fasi di accoglienza e sostegno ai rifugiati. Il vescovo di Lugano mons. Angelo Jelmini intervenne nei rapporti con le autorità federali e nelle fasi di coordinamento, occupandosi di singoli casi «speciali» e di complesse attività di soccorso. Alcuni sacerdoti ticinesi operarono in situazioni spesso rischiose al limite della clandestinità, per aiutare l'ingresso dei profughi e mantenere i contatti tra Svizzera e Italia. Continuava così anche in territorio elvetico l'opera del «basso clero» a favore dei perseguitati dei nazifascisti, con l'esilio di molti sacerdoti italiani, alcuni dei quali non cessarono di collaborare per la salvezza dei propri compatrioti. In ambito assistenziale, le associazioni cattoliche della Svizzera Italiana misero a disposizione la loro organizzazione per il sostegno materiale e spirituale rivolto agli italiani internati nei vari campi, anche con la creazione di iniziative culturali. Alla fine del conflitto fu creata un'imponente azione di soccorso che coinvolse i cittadini dell'intera Confederazione: l'«Opera nazionale del Dono svizzero per le vittime di guerra». La Caritas, come coordinatrice di tutte le forze cattoliche, organizzò l'aiuto alle città del nord Italia e in particolare a Milano, accogliendo così le richieste inviate a più riprese dal cardinale Ildefonso Schuster a mons. Jelmini.