150 anni del Museo cantonale di storia naturale

Presentazione di Marco Borradori e Marcello Bernardi
Prefazione di Guido Cotti e Filippo Rampazzi

Form. 22x27,  448 pp, con illustrazioni a colori e b/n

La straordinaria storia dei naturalisti ticinesi. L'avvincente e appassionata storia degli «investigatori» della natura ticinese, narrata attraverso le vicende umane e professionali di uomini che hanno sognato, esplorato, raccolto e conservato indizi e cimeli della nostra terra. Anfibi, uccelli, rettili, mammiferi, così come funghi, licheni, fiori e minerali raccolti e catalogati, ma anche incredibili scoperte, sorprendenti esperimenti tra lotte politiche e divergenze di vedute. Un fortunato incontro tra personaggi assai diversi per origine, carattere, formazione e destino ma che, accomunati dalla passione e dall'iniziativa personale, seppero avviare nel 1853 questa straordinaria avventura del Museo di storia naturale.

Nel 1864: esperimenti d'altri tempi:
I due stanno eseguendo un "esperimento scientifico" su due gipeti appena catturati in Valle Maggia. Ne riferisce Pietro Pavesi. « Sui due esemplari presi al Monte Coroni sopra Maggia, il 23 e 25 dicembre 1864, e spediti vivi a Lugano, ove arrivarono il 29, i sigg. prof. Lavizzari e Biraghi provarono l'azione dell'acido carbonico, giacchè erano destinati a morte. Nel breve tempo di prigionia, in una camera oscura, nutriti con poca carne, si mostravano vili e lasciavansi impunemente toccare. Poi furono posti in una cassa di legno, chiusa per bene, e separati l'un dall'altro da spranghe trasversali fisse alle pareti. L'acido carbonico, sviluppato colla solita reazione dell'a. solforico sulla polvere di marmo, perveniva nella cassa per un foro inferiore, ed un foro superiore dava uscita all'aria della cassa cacciata dal gaz. Soltanto dopo una mezz'ora gli avoltoj cominciarono a dar segni di sofferenza, sbattendosi energicamente, gridando, ecc.; i quali fenomeni continuarono per un'altra mezz'ora, e poi cessarono. Tuttavia si continuò l'immissione del gaz per quasi due ore, e poi, credendoli morti, gli esperimentatori la sospesero. Ma dopo una mezz'ora gli avoltoj diedero ancora segno di vita e ci volle l'azione dell'acido carbonico per un'altra ora per farli veramente morire. Onde s'inferisce che questo gaz li anestetizza prima di farli morire ed essi lo sopportano molto a lungo»